Rigenerazione delle aree rurali nella Valle di San Clemente
L’obiettivo di invertire il trend dello spopolamento di un pezzo di entroterra marchigiano
di Michele Romano Il Sole 24ore
Da vallata agricola, ricca di storia e natura, alla quale per secoli si sono dedicati i mezzadri, a modello di riferimento per la valorizzazione e la rigenerazione delle aree rurali. Da luogo segreto e legato alla spiritualità, grazie alla presenza dei monaci benedettini, a centro di una rete di saperi e conoscenze. Tutto ruota intorno alla Valle di San Clemente, a cavallo tra le province di Ancona e Macerata, e al complesso dell’Abbazia di Sant’Urbano, bene di proprietà dell’amministrazione comunale, diventati simbolo di quella che il sociologo Aldo Bonomi definisce «smart land operosa, accogliente, giovane e intelligente».
Alleanza pubblico privato
La spinta alla trasformazione è arrivata da una collaborazione pubblico-privato nata sei anni fa: da una parte quello che ancora oggi è il sindaco di Apiro, il pediatra Ubaldo Scuppa, coraggioso e innovativo; dall’altra Enrico Loccioni, fondatore e presidente del gruppo industriale omonimo e convinto assertore che «non c’è impresa senza territorio e non c’è territorio senza impresa». L’obiettivo minimo del progetto doveva essere quello di invertire il trend dello spopolamento di questo pezzo di entroterra marchigiano, per innescare connessioni rurali, per offrire, soprattutto ai giovani, esempi, metodi, motivi per restare.È arrivato molto altro. Il progetto negli anni si è concretizzato con un approfondito studio archeologico e storico e la realizzazione della prima monografia dedicata all’Abbazia, l’ingresso nella rete dei Club Unesco, la ristrutturazione della vecchia scuola rurale, per farne luogo di formazione e hub di ricerca e che accoglie studenti e ricercatori di ogni età, il laboratorio agro-tecnologico, in cui si sperimenta l’agricoltura rigenerativa e sostenibile e il design del paesaggio e delle filiere, la Scuola di Innovazione Territoriale Umbria Marche Situm, con cui per la prima volta insieme la Politecnica delle Marche e l’università di Perugia hanno offerto corsi di perfezionamento congiunti a 40 studenti meritevoli.La scienza dei dati, la robotica, i sistemi interconnessi, l’internet delle cose e il nuovo artigianato digitale, la sostenibilità e la qualità della vita: l’innovazione rurale come occasione per far emergere e valorizzare le energie nuove di un territorio minuscolo (230 kmq di superficie con 7 comuni che vi afferiscono).
Facilitatori di nuove attività
Per Bonomi «una valle intelligente, che fa dell’economia circolare, della transizione ecologica, della digitalizzazione, del fare rete espressioni attualizzate della saggezza contadina del non sprecare, del rispettare, della conoscenza aperta e interdisciplinare».Davanti all’Abbazia di Sant’Urbano, si sono dati appuntamento in tanti, protagonisti e testimoni, insieme al sociologo e fondatore di Aaster, per raccontarsi e raccontare agli altri: i giovani, formati come operatori di comunità, per raccontare come questo progetto li abbia indirizzati nei loro studi e nelle decisioni future; gli studenti, che hanno condiviso la loro esperienza in impresa e in Abbazia; gli insegnanti della scuola primaria, che hanno parlato dei laboratori rurali (sulle filiere del pane, del miele, dell’olio); i giovani imprenditori agricoli come David Merlini, che gestisce un’azienda agricola e si sta specializzando sulla filiera del grano, e che attraverso il progetto ha scoperto «visioni e metodi da utilizzare, connessioni che creano valore». «Un momento di incontro tra coscienza di luogo e coscienza d’impresa – osserva Bonomi -: il luogo, la valle di San Clemente, e l’impresa Loccioni nel fondovalle. I giovani, con un’inchiesta territoriale da operatori di comunità hanno scavato e indagato nella prossimità del voler rimanere e l’impresa ha individuato nell’Abbazia di Sant’Urbano il luogo di incontra tra impresa e territorio. Assieme, giovani e impresa, ragionano delle opportunità di restanza e insieme sul come vivere la valle nell’epoca della green economy». Enrico Loccioni, l’imprenditore high tech nato proprio in questa valle, paragona questo lavoro corale a quello prezioso delle api: «Se fanno rete, si scambiano, condividono lo stesso obiettivo diventano impollinatori di buone pratiche, facilitatori di nuove attività, portatori di idee che generano idee e tutto questo rende il territorio vibrante di produttività e vitalità, brulicante di biodiversità e bellezza».