Ricongiungere la terra nella politica del territorio
di Aldo Bonomi Microcosmi – Il Sole 24 Ore
Anche la transizione ecologica nel suo costringerci ad abbassare lo sguardo di futuro alla terra può indurre la «Retrotopia dei fondamentalismi» (Bauman). Ad una transizione temperata ci induce il rapporto «Green Italy 2023» elaborato ogni anno da Symbola che scava nei fondamentali, altro dai fondamentalismi, dell’economia. Raccontandoci dell’industria pesante dell’acciaio costretta alla metamorfosi ecologica passando poi al fordismo dell’automotive con i suoi balzi incerti verso l’elettrico e l’idrogeno, per poi planare nell’arcipelago del made in Italy in riconversione molecolare e diffusa. Ci dice speranzoso che sono più di mezzo milione le imprese green, con molti numeri di riconversione delle forme dei lavori in un percorso territoriale che va dal nord-ovest, culla del nostro fordismo, alla via Emilia, al nord-est e poi giù in tutto il sistema Paese. Sotto sforzo nell’economia circolare, siamo primi in Europa nel riciclo, e nella rigenerazione urbana le imprese contaminano le multiutility in transizione tra municipalismo e mercato. Siamo ancora timidi ed arranchiamo verso le energie rinnovabili. È uno sguardo utile di numeri ed esperienze nelle terre basse dove crescono le imprese.
Alza lo sguardo alle terre alte l’inchiesta territoriale Inverno liquido. La crisi climatica, le terre alte e la fine dello sci di massa di Maurizio Dematteis e Michele Nardelli (DeriveApprodi 2023) appena insignito del Premio speciale Leggimontagna Dolomiti Patrimonio Unesco. Libro che scava nei fondamentali economici del fordismo alpino: acqua e turismo. Può far meraviglia evocare questo lessico da industria pesante nella metamorfosi dei “poli industriali” dello sci di massa alla ricerca della neve sempre più in alto nell’inverno liquido che mangia acqua con i cannoni (il 90% delle stazioni sciistiche ne è provvisto) per innevare. Viviamo tempi in cui anche il turismo, non solo in montagna, rischia di assumere i connotati di industria pesante. Bene hanno fatto i due autori a percorre dalle Alpi agli Appennini dialogando con gli imprenditori, gli albergatori, i sindaci cercando tracce di una coscienza di luogo postfordista nella piattaforma delle terre alte. Dove l’acqua a proposito di fondamentali è fondamentale per l’idroelettrico. Energia bianca per imprese e città ai tempi del fordismo che oggi in tempi di instabilità strutturale della risorsa, viene quotata dal sistema delle concessioni nel capitalismo delle reti dei grandi operatori dell’energia (Enel, A2A, Edison, Dolomiti Energia….) e si oscilla nel rapporto con il territorio dalla vecchia logica delle compensazioni e dei dividendi a pioggia (per comuni polvere sempre più poveri) alla richiesta di investimenti a tutela di servizi, ecosistemi e modernizzazione infrastrutturale.
Questioni non da poco e fondamentali nel fragile rapporto tra i dislivelli delle terre alte e le terre basse se si guarda all’agricoltura avendo coscienza che lo spazio di posizione alpino ed appenninico alimenta il bacino del Po dell’Adige, del Rodano, dell’Arno, del Tevere… in una ragnatela di grandi,
piccoli e medi fiumi e torrenti. Geografia a cui guardiamo quando oscilla il pendolo della crisi ecologica preoccupati della siccità o travolti dagli eventi estremi come in questi giorni. Entrambi rimandano ai fondamentali della cura di una risorsa scarsa ed alla manutenzione sempre annunciata e scarsamente praticata del territorio.
La lunga ed accelerata deriva dell’Antropocene ha visto progressivamente separarsi il territorio inteso come processo di costruzione sociale esito dell’azione umana (politica, economica e sociale), dalla terra, intesa come insieme di cicli naturali che fanno ecosistema. Ricongiungere territorio e terra è perciò la più grande e complessa sfida umana del nostro tempo, all’interno della quale si ridisegnano scenari geopolitici e geoeconomici. Il rapporto «Green Italy» dà conto speranzoso dell’agire territoriale del sistema Paese descrivendo una società sotto sforzo nella transizione ecologica. Avvertendo l’urgenza del mettersi in mezzo allo iato tra territorio e terra è prevista a Treia, luogo simbolo per Symbola, anche una tre giorni di riflessione con l’Uncem, quelli delle comunità montane, dedicata ai fondamentali: acqua, bosco, agricoltura, parchi nelle terre alte. Solo mettendo i fondamentali della terra nella contemporaneità del territorio in transizione ecologica si evitano i fondamentalismi della retrotopia mettendo in mezzo l’eterotopia che altro non è che l’utopia del fare qui e subito, sempre più urgente.