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Il sociologo Bonomi: «Salumi, vino e reti per rimettere le valli al centro della vita»

di Tiziana Rosati – Corriere della Sera – Buone Notizie

Tempo di riscossa per i territori marginali, paesini di montagna, valli remote che resistono e sopravvivono all’abbandono? Aldo Bonomi, il sociologo convinto assertore delle loro potenzialità, in quanto custodi di “risorse strategiche, l’aria, l’acqua, il verde, centrali anche dal punto di vista economico”, rimette la palla al centro e suggerisce di spostare l’ago della bilancia che finora ha posto al top le aree metropolitane e sul piatto più basso quelle rimaste ai margini dell’avanzata industriale.
Bonomi, che alla Libera Università di Lingue e Comunicazione Iulm insegna “Società, territorio e globalizzazione”, ha diretto decine di lavori di ricerca e animazione territoriale incentrati sulla dimensione dello sviluppo locale, del capitalismo molecolare e territoriale, del rapporto tra competizione e coesione sociale. Appassionato dalle trasformazioni della composizione sociale nei contesti urbani ed extraurbani, con particolare riferimento al mutamento del rapporto tra smart city e smart land, punta sulla “rivitalizzazione del margine” (cioè delle piccole realtà rimaste ai margini), grande occasione da cogliere per la rinascita dell’Italia post-Covid. “In questi mesi abbiamo drammaticamente sperimentato che i problemi maggiori della pandemia si sono manifestati nelle città, il cosiddetto “pieno”, penso a Londra, Parigi, Milano. E riscoperto l’importanza del “vuoto”, cioè dei “comuni polvere”, i minuscoli centri abitati di montagna, dove la risorsa-verde è emersa con grande evidenza. Tanti italiani in questo agosto segnato dal virus hanno riscoperto la montagna, i piccoli borghi, ma al di là della facile retorica delle vacanze e dell’aria buona, questi luoghi sono diventati centrali per un vero cambiamento di rotta, non se ne può prescindere. Devono prendere coscienza del loro essere luogo in grado di contaminare anche il resto”.

Cita a emblema Cerignale: “Recentemente ci siamo ritrovati in questo paesino di centoventotto anime in Alta Valtrebbia con il sindaco Castelli al Forum che organizza ogni anno per fare il punto sullo sviluppo locale. Ebbene dai problemi di questo piccolo borgo, lo sguardo ha spaziato verso Bobbio, Piacenza, la via Emilia, fino alle aree metropolitane di Milano, Bologna. E’ questo che bisogna fare: far entrare in circolo il cosiddetto marginale, nell’ottica di ridisegnare e rigenerare non solo i territori, ma anche i modelli di gestione territoriale”.

Ma come “mettere al centro” intere valli dove non arriva neppure Internet? “I piccoli comuni devono sviluppare reti di relazione, mettersi assieme per tutto quanto concerne i servizi, la manutenzione dei territori, il verde, la scuola. Indispensabili hardware e software, ma bisogna lavorare aggregando, costruendo rete sociale, per una mobilità dolce e una comunicazione dolce che non si limitino al web”. E nel ricordo bucolico di un tramonto con avvistamento di caprioli dalla piazzetta che a Cerignale richiama pubblico di eventi di respiro sociale e culturale, dà un suggerimento di marketing: “Tutto quello che è agricoltura di montagna, allevamento, biodiversità, prodotti tipici, devono andare di pari passo con le grandi piattaforme del commercio online. Coppa dop, gutturnio doc e amazon: bisogna puntare a tenere insieme tradizione e innovazione”.

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